Escobar, il re della droga. Killing Pablo

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Escobar, il Re della Droga – Killing Pablo – di Mark Bowden.

 

Killing Pablo, di Mark Bowden, da cui è stata tratta l’acclamata serie Narcos, è un libro di straordinario interesse: documento giornalistico, biografia, romanzo storico e noir dalle grandi suggestioni, in queste pagine il celebre giornalista svela al mondo la storia di uno dei più noti e crudeli criminali di sempre, di una caccia all’uomo e una guerra alla droga fra le più sanguinose e dispendiose nella storia del narcotraffico, offrendo, al tempo stesso, un affresco inedito del novecento Colombiano, di un paese tormentato dalla povertà e dalla prevaricazione delle classi più abbienti, nonché insanguinato dalla guerriglia e dal traffico di droga.

Percezione positiva della criminalità come conseguenza di istituzioni corrotte e vessatrici.

Pablo Escobar nasce non lontano da Medellin, da una famiglia, a differenza di quanto da lui sempre dichiarato, tutt’altro che povera: la madre insegnante e fondatrice di una scuola elementare, il padre poliziotto di quartiere, gli Escobar sono lontani da quello stereotipo di nucleo famigliare disagiato nel quale le nuove leve vengono facilmente sedotte dalla criminalità; ciò nonostante, la strada intrapresa dal giovane Pablo è stata sempre chiara nella sua mente, e portava a potere, ricchezza e fama, obiettivi che avrebbero sempre giustificato, negli anni, qualunque ingiustizia o efferatezza. Ed è qui che il libro si fa interessantissimo saggio antropologico e sociologico, nel momento in cui Bowden illustra la tormentata storia del popolo colombiano per spiegarne un senso della giustizia, agli occhi di un occidentale medio, pressoché distorto: in Colombia la popolazione delle città, e soprattutto delle foreste e delle montagne, ha sempre vissuto isolata e lontana dall’influsso dei governi centrali, dittatoriali prima, e in seguito costituiti perlopiù da ricche e ristrette élite che si paventavano per imporre tributi e vessare nei modi più ignominiosi, più che per tutelare un’umanità sistematicamente affamata o, nel migliore dei casi, ignorata. Da qui si comprende come l’applicazione della giustizia divenisse un fatto privato, e le interpretazioni che le si davano erano le più disparate, slegate da un senso comune e tantomeno statale. Il proliferare dei Bandidos e delle loro scorrerie dunque, era percepito come un qualcosa di tutt’altro che negativo, quasi con una simpatia ammantata di romanticismo, la rappresentazione del ribelle che non si sottomette alla prepotenza del potere e dell’ingiustizia. Quando, nel 1948, durante il vertice a Bogotà per la costituzione dell’Organizzazione degli Stati Americani (nazioni dell’America centrale e meridionale), l’amatissimo leader del popolo Gaitan, candidato alla presidenza, viene assassinato, la speranza per la Colombia di trovare pace, giustizia e uguaglianza, svanisce per sempre, gettando il paese nell’interminabile efferatezza de La Violencia, una lotta senza quartiere tra le istituzioni corrotte e in mano a pochi, e la guerriglia comunista dei gruppi rivoluzionari delle Farc. Un Fidel Castro ventenne, a Bogotà in quei giorni per incontrare Gaitan, trarrà da questa esperienza la convinzione di non poter intraprendere una rivoluzione incruenta a Cuba. I narcotrafficanti saranno un’altra delle fazioni in lotta, né più deprecabile né meno censurabile delle altre, e in pochissimo tempo Pablo, partendo dal furto d’auto e passando dai sequestri di persona, ne diverrà il leader indiscusso grazie ad una capacità comunicativa sempre sensibile alle istanze del popolo (costruirà campi di calcio, scuole e alloggi per i più poveri), unita ad una spietatezza che avrebbe spaventato cartelli avversari, forze dell’ordine e presidenti.

Violenza e corruzione, il bastone e la carota per la conquista di un paese.

Il potere e la ricchezza che in pochissimo tempo Escobar e i suoi alleati raggiungeranno col traffico di droga e i rapimenti, è difficilmente quantificabile, ma la sensazione percepita è che la sua influenza potesse raggiungere qualsiasi livello della vita colombiana, qualsiasi mezzo di comunicazione o istituzione, dalle forze dell’ordine all’esercito, dai governi agli stessi presidenti, le cui campagne elettorali erano foraggiate dai proventi derivanti dalla vendita della nuova droga dei ricchi, la cocaina, che imbiancava come neve i paesi del mondo e in particolare gli Stati Uniti. Non esisteva praticamente realtà che potesse ritenersi indipendente dalle trame del cartello di Escobar; là dove non risolveva l’avidità, ecco che lo faceva la paura, e quand’anche il coraggio e la rettitudine non venivano scalfiti, un colpo di pistola o qualche chilo di tritolo eliminava qualunque ostacolo, che fosse un ministro o una scuola piena di bambini. La corruzione era così diffusa che nemmeno ci si preoccupava di nasconderla, e la violenza inaudita di cui il narcotrafficante era capace, lo rendeva praticamente intoccabile: sarà eclatante la farsa, quando il boss della droga finirà per la prima volta in carcere, consegnatosi dopo aver piegato e costretto il governo ad abolire l’estradizione (verso gli Stati Uniti principalmente, che lo avevano innalzato a simbolo e causa della piaga dell’eroina nelle proprie città) il mondo si indignerà e punterà il dito contro un paese corrotto e vergognoso che lascerà vivere il detenuto in una prigione-reggia da lui stesso costruita, chiamata la Catedral, con tutti gli sfarzi e un esercito personale per la sua sicurezza, mentre gli alleati del suo cartello continueranno tranquillamente ad esportare morte e importare ricchezza.

Vittoria solo simbolica nell’ardua guerra al traffico di droga.

La straordinarietà di questo libro, di questa storia vera, non sta soltanto nell’enorme spiegamento di forze che fu necessario per porre fine all’impero di un solo uomo, con il coinvolgimento più o meno sotterraneo di una super potenza quale gli Stati Uniti, che mise a disposizioni reparti speciali della Delta Force, agenti della CIA, della DEA e le squadre di tecnici del Centra Spike, con le loro apparecchiature sofisticate per le intercettazioni telefoniche… Ebbene, la straordinarietà sta soprattutto nel racconto di uomini onesti che hanno lottato contro un sistema marcio e senza sbocchi, perdendo spesso ogni cosa, persino la vita, pur di salvare la dignità e l’onore personale, ma anche quello di una nazione che delle parole onore e giustizia non conosceva nemmeno il significato. Appare il ritratto affascinante di un paese dalla natura abbagliante e selvaggia, per decenni lavato dal sangue e governato da un’illegalità manifesta, una nazione che a un certo punto appariva più come una proprietà personale che non uno stato sovrano. La difficoltà eroica, quasi donchisciottesca di tanti onesti, fu quella di lottare contro chi non veniva nemmeno percepito, dai più, come un nemico, bensì come un benefattore o un eroico oppositore alle nefandezze del potere costituito (al funerale di Pablo, centinaia di persone accompagneranno la bara piangendo o imprecando contro i suoi assassini). Resta, oltre alla sofferenza patita, il rammarico di uomini come l’incorruttibile colonnello Martinez, per aver sciupato una vita votandola alla distruzione di un mostro come Escobar, e di altri, come l’agente Toft della CIA, ben consapevoli che per perseguire tale obiettivo si sarà ampiamente deviato dalla legalità, utilizzando spesso gli stessi metodi spietati del proprio rivale, o alleandosi e favorendo altri criminali, per esempio il potente cartello meridionale di Cali… L’abbattimento di Escobar rimarrà dunque un esempio di cooperazione tra paesi diversi, un monito e una speranza per tutte le democrazie e gli amanti della giustizia, ma tutto sommato, rimarrà fondamentalmente una vittoria simbolica: durante la lunga caccia all’uomo e negli anni successivi, il numero di tonnellate di cocaina introdotte negli Stati Uniti non è mai diminuito…

Luca

 

 

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paginerecensioni-Escobar-il-re-della-droga-copertinaKilling Pablo
Mark Bowden
Editore: Rizzoli
Anno 2017
Pagine: 352|rilegato
€20,00
ISBN9788817094108

 

 

La trama.

Mark Bowden racconta la gigantesca caccia all’uomo che, dispiegando le più avanzate tecnologie militari e di intelligence, portò i soldati americani della segretissima Delta Force e le squadre speciali della polizia colombiana, agli ordini dell’incorruttibile colonnello Hugo Martinez, a stringere il cerchio attorno al narcotrafficante Pablo Escobar. Questa storia vera è un’analisi disincantata sulle condizioni sociali alla radice della criminalità e del traffico di droga, una riflessione sulla capacità dei più spietati fuorilegge di conquistarsi un’aura di eroi popolari, una parabola sul potere e sugli inconfessabili intrecci fra economia, politica e crimine.

 

 

L’autore.

Mark Bowden, giornalista investigativo, è l’autore di Black Hack Down, da cui Ridley Scott ha tratto il film omonimo, di Teheran 1979 (2007) e di La Cattura (2012) . Da Killing Pablo è stata tratta la serie Narcos.