Il futuro è già qui; un attimo prima

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Il Futuro è Già Qui – Un Attimo Prima – di Fabio Deotto.

 

Promessa mantenuta.

Con Un Attimo Prima, Fabio Deotto si lascia alle spalle l’appellativo di giovane promessa della letteratura italiana con il quale qualcuno lo aveva definito qualche anno fa, dopo il promettente esordio con Condominio R39; nonostante l’innaturalmente lunga e travagliata gestazione, Un Attimo Prima è finalmente venuto alla luce come qualcosa di veramente originale, un’opera esaustiva e ricca di personalità, una storia intima di sofferenza e perdita, di ricordi e rimpianti, ma anche una visione illuminata e coraggiosa sul nostro mondo e le sue contraddizioni, e su quello futuro, ricco di prospettive e speranze, ma anche carico di aspettative tradite e nuove, più sottili, libertà negate.

Società a misura d’uomo, o solo illusione?

Edoardo si muove impercettibilmente, in realtà è quasi fermo nella sua quotidianità, in una Milano di un futuro prossimo in cui il lavoro non è più parte fondante della vita, in cui non esiste più il denaro, sostituito da un monte ore di punti sanitari che se ci si comporta da bravi cittadini vengono incrementati, un po’ come oggi succede alle ricariche dei cellulari, quando qualcuno ti chiama. E’ sostanzialmente scomparso il concetto di possesso, sostituito da quello di accesso, alla rete, ai servizi, a tutto quello che una società apparentemente a misura d’uomo concede al cittadino meritevole; certo, ma chi decide chi è meritevole e chi non lo è? Si è veramente liberi quando non si può acquistare e tenere qualcosa che per noi può avere un valore affettivo? Perché chi governa deve poter decidere se la tua corsa mattutina è meritevole di punti sanitari, costringendoti di fatto a rinunciare alla tua autodeterminazione che, in un mondo veramente libero, potrebbe configurarsi nel desiderio ponderato di non occuparsi del proprio corpo? Siamo veramente liberi o in realtà schiavi di un modello sociale che altri hanno deciso per noi, e che impongono anche con la violenza di droidi armati e senza remore di sorta, circa il togliere o preservare la vita? Edoardo da anni si è affossato in un vivere inconcludente, lasciato dalla moglie e inchiodato ai blocchi di partenza dell’esistere che sono i ricordi, quelli di una giovinezza che non c’è più, una gioventù che gli ha rubato il fratello Alessio, che a differenza sua viveva anche troppo, deciso com’era a cambiare una società che imponeva e non capiva, un ribelle fino alla fine. Edo quella perdita non l’ha mai superata, ma ora trova la forza di sottoporsi a un trattamento psicologico sperimentale, ispirato alla scatola specchio di Ramachandran, uno strumento usato per curare la sindrome dell’arto fantasma nei mutilati. Il trattamento lo immergerà così nei ricordi, donando al lettore una fotografia allucinata e tormentata di inizio millennio, da Milano agli Stati Uniti decaduti; riuscirà Edo nell’intento di elaborare la perdita e tornare a vivere, o rischierà solamente di perdersi nel passato? E basterà la ricomparsa del figlio di Alessio, Sealth, a costringerlo a uscire dal torpore vitale che lo avviluppa?

La morte sottrae ogni significato e non lo rimpiazza con niente, prende tutto ciò che c’è di magico e importante in una persona e ne rivela l’inconsistenza, un risveglio brusco e inesorabile che trasforma in sogno quello che fino a un secondo prima avevi chiamato realtà.

Immaginazione e studio, per la visione di un futuro verosimile.

Fabio Deotto riesce a immaginare una società del futuro con una fantasia e lucidità invidiabili; si avverte lo studio che c’è sotto ogni idea, la fatica immaginativa e quella ben più pratica del documentarsi affinché l’apparecchio o il meccanismo sociale o economico che inserisce nella storia, non appaiano appiccicati e senza senso; la verosimiglianza non viene mai a mancare e questo è fondamentale perché oltre a non scadere, la trama ne trae giovamento e accende una curiosità di fondo che si aggiunge a quella già notevole per i personaggi. Affascina indubbiamente la visione di un mondo che davvero potrebbe attenderci, senza più la tirannia del denaro, ma comunque non impeccabile, perché pensato dalla limitata immaginazione umana; una società che essendo mirata ad annullare ogni prevaricazione o distopia sociale, di fatto tende comunque a prevaricare il pensiero alternativo, come da sempre la storia insegna, dai Romani all’Inquisizione, dal Reich alle pulizie etniche di fine Novecento. L’uomo è inquieto, il pensiero, come la libertà di non allinearsi, non possono essere limitati, e allora, chissà, potranno esserci manifestazioni e proteste anche violente per il diritto violato di poter lavorare…

Personaggi veri e capacità di rendere appieno la vita interiore.

Ammetto che la sinossi di Un Attimo Prima mi aveva lasciato un poco scettico: l’idea della perdita che stoppa la vita aveva indubbiamente il suo fascino, ma l’ambientazione futurista e l’immaginazione di una società ancora là da venire, con i suoi meccanismi economici e sociali, con le positività certo, ma anche le contraddizioni e le ingiustizie, mi erano parse scelte velleitarie e pericolose; è indubbiamente difficile rendere viva una storia inventata, renderla reale, figuriamoci ambientarla in un mondo immaginato. Quanto complicato può essere sentirsi coinvolti, quanta verosimiglianza ci può essere in quello che leggiamo? Ebbene sono stato piacevolmente smentito, perché Fabio riesce a calare la quotidianità dell’esistere, la sua tragicità ma anche le sue piccole gioie, in qualunque contesto, anche il più fantasioso, presente o futuro, proprio perché è capace di rendere appieno il corpo caldo e pulsante dell’interiorità umana: i suoi personaggi sono reali, vivi, ci si affeziona a loro per quanto possano non apparirci simpatici, a dimostrazione che diventano persone vere ai nostri sensi, e l’empatia che proviamo nei loro confronti è sintomo che l’autore in quei personaggi travasa vita vera, esperienze vissute, sentimenti ed emozioni molto personali; per me saper scrivere è questo, non semplicemente inventarsi una bella storia con una bella trama, bensì creare la vita in una storia che diviene vera, mettendoci se stessi e il proprio vissuto. Quando incontrai Fabio in occasione dell’uscita di Condominio R39, riferendomi alla sua prosa piacevole e coinvolgente gli dissi che scriveva da Dio: ora, a distanza di qualche anno posso confermare quell’affermazione, caricandola di una valenza superiore, oserei dire esaustiva, perché Un Attimo Prima ci consegna un autore completo, che ha qualcosa di molto personale da dire, uno di quelli che non ci si limita ad assaggiare per poi passare ad altro, ma di cui, anzi, si attende il nuovo libro sapendo che sarà per noi quello giusto.

Luca

 

 

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paginerecensioni-futuro-copertinaUn attimo prima
Fabio Deotto
Editore: Einaudi
Anno 2017
Pagine 452|brossura
€19,50
ISBN9788806235123

 

 

La trama.

La crisi che ha investito l’Occidente è giunta alle sue estreme conseguenze e il mondo vive un difficile periodo di transizione, in cui il lavoro ha perso la sua centralità. In questo contesto l’ex biologo Edoardo Faschi, ossessionato dalla morte del fratello Alessio avvenuta vent’anni prima, si sottopone a un trattamento psicologico sperimentale ispirato alla scatola specchio di Ramachandran, un dispositivo utilizzato per curare la sindrome dell’arto fantasma nei pazienti mutilati, che promette di aiutarlo a elaborare la perdita. Nel corso della terapia ripercorrerà le vicende della sua famiglia fino ad arrivare agli anni in cui Alessio è diventato un esponente di spicco del Movimento Occupy. Così facendo getta un nuovo sguardo sulla storia tormentata di questo inizio millennio, fornendone un’interpretazione a tratti drammatica, a tratti ironica, sempre convincente. Come altri coetanei, Edoardo rischia di perdersi in una sterile contemplazione del passato, ma la ricomparsa improvvisa del figlio di Alessio, Sealth, di cui aveva perso le tracce, lo costringerà a scuotersi e a compiere una scelta. In nessun modo il destino deve ripetersi.

 

L’autore.

Fabio Deotto è nato a Vimercate (MB) nel 1982. Laureato in Biotecnologie, scrive articoli, interviste e approfondimenti a sfondo scientifico e musicale per numerose riviste nazionali. Ha pubblicato racconti su Linus, Follelfo, Eleanore Rigby, Inchiostro, Carmillaonline. Nel 2007 uno dei suoi racconti si è classificato secondo al premio Storie del Novecento Serravalle Scrivia ed è stato pubblicato nell’antologia Di Vita, Di Morte e Di Canzoni. Le Storie Del Novecento (MobyDick editore, 2007). Per Edizioni BD ha tradotto dall’inglese il saggio Osamu Tezuka. Il Dio Del Manga e l’autobiografia Alice Cooper. La Mia Vita Tra Golf e Rock’n’roll. Per Codice Edizioni ha tradotto il saggio La Bussola Del Piacere. Tra il 2008 e il 2012 ha pubblicato articoli per le testate online Wired, Owni, il Sole24Ore e Web-target. È caporedattore di Cadillac. Condominio R39, pubblicato da Einaudi Stile Libero nel 2014, è stato il suo primo romanzo. Nel 2017 pubblica sempre con Einaudi Un attimo prima.