Nascere nell’orrore. Guerra e maternità.

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Nascere nell’Orrore. Guerra e Maternità  – Venuto Al Mondo – di Margaret Mazzantini.

 

Venuto Al Mondo di Margaret Mazzantini è il libro perfetto, tanto che il Premio Campiello per una volta pare non essere abbastanza prestigioso, le recensioni lusinghiere che lo osannano non gli rendono giustizia, persino le parole dei lettori che l’hanno amato, pur incrinate dall’emozione, non sanno spiegare a dovere il pulsante fardello di emotività che la lettura ha lasciato loro, il brulicare di stati d’animo, pensieri, commozione  ma anche considerazioni censorie sull’operato umano, o pietose sulla sua fragile fallacità. Venuto Al Mondo più che un libro è un universo a parte, un’immersione nell’atroce e nel sublime al tempo stesso, uno sguardo gettato sulla piccola esistenza di chi soffre ma che, nell’esigenza inesausta di maternità, non smette di sperare e cercare la vita, nonostante tutto.

Ritorno all’orrore che genera vita.

Una donna di oggi parte col recalcitrante figlio sedicenne Pietro; la destinazione è Sarajevo, città che è stata dolorosamente simbolo del confine tra Oriente e Occidente, e per Gemma, in particolare, il confine tra l’accettazione di un vivere limitato dalla rinuncia, e la determinazione a prendersi quello che il destino e la natura le negavano. Gemma riporta quel figlio nella terra devastata dalla guerra e dalla follia umana, perché è la stessa terra che dalla morte ha dato la vita a Pietro… Difficile fare i conti con questa contraddizione, ma accettare la realtà significa anche accogliere la sua molteplice essenza, comprendere che muoversi in essa significa abbracciare la sua bellezza prendendosi la responsabilità di doverne pagare un prezzo a volte atroce, perché non c’è luce che non si alterni alla notte. Il viaggio di Gemma sarà dunque un’immersione nel passato alla ricerca di un filo conduttore che l’ha portata ad essere donna e madre; un viaggio doloroso nel ricordo rinnovato dell’amore per Diego, del loro rapporto burrascoso poi incrinato da quel vuoto impossibile da riempire, una maternità negata dai limiti del corpo, pretesa comunque e raggiunta al di là di ogni remora morale, una vita paradossalmente generata dalla violenza e dalla morte della guerra. Questo è il paradosso da accettare, tenere in sé il dolore ma anche la meraviglia che ha generato, come un fiore sbocciato tra le rocce di una scarpata.

Aska resta con quella mano. Non riesce a lasciarla. Pietro allora si avvicina con il busto, con la testa. Bacia Aska di qua e di là sulle guance. E lei apre le braccia e lo stringe. Vedo quel destino che si chiude. La trovo in cucina, spalle al muro. Piange immobile. Non ha mai smesso di guardare Pietro, anche se in realtà ha alzato poco gli occhi. Li ha tenuti bassi sui bicchieri, sui piatti, sulla sua vita. Per anni la vergogna l’ha perseguitata e forse questi sono gli ultimi battiti. Sembra spaesata, come un’intrusa, come una che sta rubando. E’ un piccolo dolore in questa sera dolce, eppure non posso farci niente. Ognuno di noi ce l’ha dentro se stesso. Lottare per perdere è il fesso agonismo delle anime.

 

Maternità oltre i limiti del corpo.

La vita è come la guerra, appunto, nessuno vince davvero… La storia di Gemma è come quella  di tutti noi, una guerra contro la solitudine del mondo. Anche Diego, il suo amore che fotografa pozzanghere, è una solitudine che le scivola via, lasciandole ricordi ed emozioni di fugaci felicità. Ma Gemma non accetta che il senso di tutto siano quei momenti quando li si vive e il ricordo di essi quando li si perde, lei vuole una vicinanza tutta per sé, a costo di abbracciare la necessaria amoralità che le doni quel bambino negato dal suo ventre riluttante e ostinato… Maternità dunque, oltre i limiti del corpo. L’amore, l’orrore, il rimpianto e la speranza, saranno i compagni di Gemma, Diego e Gojko il poeta, sul palcoscenico di  una Sarajevo bombardata, ferita aperta di un Occidente insensibile che diventa metafora del vivere solitario di ogni uomo, nell’indifferenza di un destino che, come la dispettosa gravità lega e tiene a distanza satellite e pianeta, così avvicina i cuori dei mortali per sempre, ma solo per poco le loro vite. Amare ma non possedere, questa comprensione  è la fine della guerra di Gemma, perché amare quel figlio di nessuno è come amare il mondo intero.

Mirabile affresco del ventesimo secolo e sguardo onesto su miseria e grazia dell’umanità.

Se avete coraggio, se non vivete nascondendovi o cercando solo il bello nelle vostre giornate, pavidi ai richiami del lato oscuro che di quel bello spesso è parte importante e fondante, allora leggete questo libro che, come raramente mi è capitato di fare, reputo un capolavoro contemporaneo. La prosa potente, sporca e restia all’abbellimento sterile di parole e stati d’animo,  trascina lontano da una quotidianità sonnacchiosa, costringendo ad una sveglia dolorosa ma vivificante, gettando uno sguardo onesto sulla miseria del mondo degli uomini e sulla sua inattesa, spesso celata, ma miracolosa grazia. Da una delle penne più disincantate e sensibili della letteratura italiana contemporanea, scivola sul foglio un inchiostro di spietata durezza, ma anche perle di rara dolcezza, toccante commozione mai gratuita, ingredienti di un impareggiabile affresco senza sconti del nostro tempo  e del nostro essere uomini e donne nel ventesimo secolo.

Luca

 

Nella foto il violoncellista Vedran Smailovic suona tra le macerie della Biblioteca Nazionale di Sarajevo.

 

 

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paginerecensioni-nascere-nell-orrore-guerra-e-maternità-copertinaVenuto al mondo
Margaret Mazzantini
Editore: Mondadori
Pagine: 531|brossura
€15,00
ISBN9788804599425

 

 

La trama.

Un giorno Gemma sale su un aereo, trascinandosi dietro il figlio Pietro, un ragazzo di sedici anni. La destinazione è Sarajevo, città confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato non lontano. Ad attenderla all’aeroporto c’è il poeta bosniaco Gojko, amico e fratello, amore mancato, che ai tempi delle Olimpiadi invernali del 1984 consegnò Gemma all’amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta di questo amore, una storia di ragazzi che si rincontrano oggi, invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d’amore appassionata e imperfetta, ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il percorso misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza e della biologia, e si immerge in una guerra che mentre uccide procrea. L’avventura di Gemma e Diego è anche la storia contemporanea di tutti noi, un racconto di pace e di guerra. La pace è l’aridità fumosa di un Occidente egoista, perso nel torpore del benessere. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. Un romanzo mondo, di forte impegno etico, spiazzante ed emblematico come una parabola.

 

L’autrice.

Drammaturga, attrice e scrittrice italiana, Margaret Mazzantini è figlia dello scrittore Carlo Mazzantini e di una celebre pittrice irlandese; si diploma presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica negli anni Ottanta. Si esibisce poi come attrice teatrale, nel cinema e in televisione ma è conosciuta soprattutto come scrittrice; esordisce in letteratura con Il Catino Di Zinco (Marsilio Editori, 1994), vincitore del Premio Campiello e del premio Opera Prima Rapallo-Carige. Con Non Ti Muovere (Mondadori 2002) vince il Premio Strega. Nel 2009 si aggiudica ancora il Campiello con il romanzo Venuto Al Mondo. Nel 2011 esce Nessuno Si Salva Da Solo (Mondadori) e Mare Al Mattino (Einaudi); sempre per Mondadori esce nel 2013 Splendore.

 

5 thoughts on “Nascere nell’orrore. Guerra e maternità.

  1. Concordo sul fatto che bisogna avere coraggio per leggere questo libro…ma ne vale la pena, cosi’ come si accettano i rischi di questo mondo.
    E’ un libro che raccoglie tutti gli aspetti della vita: guerra e pace, amore e dolore, gioia e sofferenza.
    Sembra un insieme di elementi assurdi, di avvenimenti cosi’ lontani dalla nostra quotidianità, ma invece in fondo veniamo travolti da un vortice di emozioni che ci riguardano molto da vicino.
    Ricordo la guerra a Sarajevo, conosco amici che ci sono stati come volontari.
    Questo libro mi aveva attirato per la sua ambientazione.
    Mi sono trovata coinvolta in una storia molto piu’ complessa, con mille sfaccettature, che ti portano a riflettere su cio’ che conta nella vita. E anche su fatto che, nel bene o nel male, la realtà riesce sempre a stupirci

  2. Mi hai fatto venire i brividi… E’ un libro fantastico, non si può negarlo nonostante io detesti l’autrice, e non ho davvero le parole per descrivere cosa ci sia dentro quel romanzo, ma tu le hai trovate…perfette… Come pure l’immagine che hai messo: rende perfettamente l’orrore e la poesia, senza esagerazioni o sbavature…
    E comunque anche tu scrivi da Dio…

    1. Si riesce a trasmettere qualcosa di grande quando noi per primi lo avvertiamo, e questo libro non ci lascia scampo in tal senso… Sono contento di essere riuscito a farlo, e ti ringrazio per i complimenti Lara, sei troppo gentile.

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