Mengele, il Dottor Morte.

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Mengele, il Dottor Morte – La Scomparsa di Josef Mengele – di Olivier Guez.

Noto scrittore e sceneggiatore francese, Olivier Guez, con La Scomparsa Di Josef Mengele firma un interessantissimo saggio storico, vincitore del Prix Renaudot, che si legge come un romanzo, protagonista del quale ritroviamo uno dei personaggi più controversi e mefistofelici non solo degli anni del secondo conflitto mondiale, ma di tutta la storia moderna: il dottor Josef Mengele.

L’orrendo paradosso del dottore che uccide.

Nel Giugno del 1949, con il nome falso di Helmut Gregor arriva alla dogana argentina di Buenos Aires Josef Mengele, il Dottor Morte, colui che prima di ritrovarsi fuggitivo, ad Auschwitz poteva disporre, con un semplice cenno, della vita di uomini, donne e bambini; rampollo di professoroni universitari, era il loro braccio all’interno di quegli infernali luoghi di detenzione e morte, per sperimentare, indagare mostruosamente sulla pelle di cavie umane indifese, i segreti della gemellarità, per arrivare a forgiare superuomini di razza ariana. La cosa sconcertante è che la maggior parte dei mandanti di questo orrore, dopo la guerra continuarono ad insegnare e ad essere considerati rispettabili… Mengele però non era niente di speciale, era un numero, un esecutore, e passarono molti anni prima che il suo nome cominciasse a circolare nel Vecchio Continente, quando l’opinione pubblica venne finalmente sensibilizzata alla memoria dai sopravvissuti e dall’ostinazione di ebrei irriducibili e a volte pittoreschi come Wiesenthal. Ma come detto passò molto tempo prima che ciò avvenisse, tempo che Mengele dedicò prima ad intessere rapporti proficui con ex nazisti nostalgici, sempre in attesa di poter tornare in Europa per riprendersi la grandezza perduta, e poi ad arricchirsi, colonizzando il Sudamerica con le macchine agricole dell’azienda di famiglia che dal Vecchio Continente non cessarono mai di arrivare, così come le informazioni, il denaro, i complici e i sotterfugi necessari alla sua permanenza; una permanenza prima alla luce del sole, sotto un leader complice e simpatizzante di quelle idee autoritarie e dittatoriali che vagheggiava di poter abbracciare a sua volta, poi, con la caduta peronista, subentrò una frenetica, terrorizzante e costante fuga, da un paese all’altro, in cerca di un buco dove il Mossad non potesse trovarlo.

Piccole menti incapaci di una visione propria, la pochezza umana alla base della prevaricazione.

Il senso di questa opera letteraria non va, a mio avviso, identificato nel tentativo di costruire una storia di successo sfruttando un tema macabro e morboso come pochi altri, bensì nel suo contrario, dimostrando, attraverso le vicende di vita del protagonista, come la tragicità dell’esistere, e il suo lato oscuro, si possano manifestare per mano di persone apparentemente comuni, addirittura mediocri, che trovandosi in circostanze di particolare potere, spinti da un’empatia deficitaria e da una visione della vita alquanto infantile e immatura, pongono in essere atteggiamenti di prevaricazione abietti e narcisistici, come bambini incapaci di vedere le conseguenze delle loro trasgressioni. Più che male, dunque, più che cattiveria pura e semplice, l’orrore dei massacri nei campi, degli esperimenti su cavie umane posti in essere dagli scienziati del Reich, si può forse addirittura svilire ad un giudizio di ignoranza, di infantilismo privo dei freni inibitori della maturità affettiva, emotiva, e culturale. Piccole menti mediocri, dunque, come Mengele, un dottore qualunque trovatosi in una situazione di potere assoluto che gli ha permesso di liberare una pochezza interiore avvilente. Tutti i personaggi che la storia di quegli anni tragici riconosce come satanici, altro non sono che ignoranti narcisisti, incapaci di vedere al di là della propria immagine allo specchio, personalità così semplici da trovare conforto e lenimento alla morale e alla pietà aggrappandosi a un credo propinato da altri quale giustificazione ai propri gesti, un credo talmente ottuso dal quale nemmeno un bambino privo di esperienza di vita potrebbe farsi attrarre: la superiorità dell’uomo sull’uomo. Quando il figlio, che del padre ricercato si è sempre vergognato, accetta di andare in Sudamerica a trovare un Mengele ormai consumato dal decadimento fisico e dalla solitudine, per sentire dalla sua bocca se davvero si è macchiato dei crimini che gli imputano, il macilento mucchio d’ossa e carne che si trova di fronte è ancora sostenuto da convinzioni becere e anacronistiche, come se quegli ideali ridicoli e vuoti potessero essere l’unica giustificazione all’orrore che era stata la sua vita; le sue parole sembrano cercare di convincere se stesso più che il figlio:

L’umanità è una forma del mondo vivente che non ha scopo e programma più dell’orchidea o della farfalla. Ci sono una crescita e una vecchiaia dei popoli e delle lingue, come ci sono querce, pini e fiori, giovani e vecchi. Tutte le culture conoscono nuove possibilità di espressione che germinano, maturano, appassiscono e scompaiono ineluttabilmente.

Illuminante affresco storico del dopoguerra, in Europa ed Argentina.

Il valore aggiunto che quest’opera regala al lettore, è l’affascinante affresco storico di un’Europa dimentica degli orrori della guerra e dei suoi colpevoli, propensa anzi ad un perdono frettoloso, se non addirittura ad una colpevole commistione; ma soprattutto, queste pagine offrono uno spaccato impagabile dell’emergente Argentina di Peron, un paese divenuto in poco tempo l’accogliente meta di quegli stessi colpevoli fuggiti dai propri crimini e dalla triste consapevolezza di non poterli più perpetrare. Il Sudamerica diverrà una bolla nel tempo, dove quelle personalità che la storia avrà bollato come mostri, potranno vivere, lavorare e arricchirsi, crogiolandosi nel sogno di poter tornare a quel potere anacronistico, abietto ed effimero, incarnato dal Reich.

La Scomparsa Di Josef Mengele è un libro che fa chiarezza sulle commistioni tra potere e crimine, è un romanzo storico che ci insegna come la storia spesso ci metta più tempo del dovuto ad elargire i suoi insegnamenti, ma soprattutto, queste pagine ci ricordano che il male non si nasconde solamente nei vicoli oscuri delle città, nei morsi della fame della povertà, o nelle cellule difettose di un cervello malato: il male non si nasconde, si mostra ai nostri occhi e chiede di essere colto, chiede di essere mezzo e strumento, e l’unico modo che l’uomo possiede per debellarlo è la comprensione, dunque lo studio, della storia, dei suoi insegnamenti, e l’ascolto, di noi stessi, di quell’empatia che ci rende apparentemente fragili, ma in realtà saldi, infinitamente umani.

Luca

 

 

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paginerecensioni-Mengele-dottor-morte-copertinaLa scomparsa di Josef Mengele
Olivier Guez
Editore: Neri Pozza
Anno 2018|pagine 202
€16,50
EAN9788854516045

 

 

 

La trama.

Buenos Aires, giugno 1949. Nella gigantesca sala della dogana argentina una fetta di Europa in esilio attende di passare il controllo. Sono emigranti appena sbarcati dai bastimenti dopo una traversata di tre settimane. Tra loro, un uomo che squadra con cura la lunga fila di espatriati. Al doganiere l’uomo mostra un documento di viaggio della Croce Rossa internazionale: Helmut Gregor nato il 6 agosto 1911 a Termeno, o Tramin in tedesco, comune altoatesino, cittadino di nazionalità italiana, cattolico, professione meccanico. Il doganiere ispeziona i bagagli, poi si acciglia di fronte al contenuto della valigia più piccola: siringhe, quaderni di appunti e di schizzi anatomici, campioni di sangue, vetrini di cellule. Strano, per un meccanico. Chiama il medico di porto, che accorre prontamente. Il meccanico dice di essere un biologo dilettante e il medico, che ha voglia di andare a pranzo, fa cenno al doganiere che può lasciarlo passare. Così l’uomo raggiunge il suo santuario argentino, dove lo attendono anni lontanissimi dalla sua vita passata. L’uomo era, infatti, un ingegnere della razza. In una città proibita dall’acre odore di carni e capelli bruciati, circolava un tempo agghindato come un dandy. Con un cenno del frustino sanciva la sorte delle sue vittime, a sinistra, le camere a gas, a destra la morte lenta, i lavori forzati o il suo laboratorio, dove disponeva di uno zoo di bambini cavie per indagare i segreti della gemellarità, produrre superuomini e difendere la razza ariana. Scrupoloso alchimista dell’uomo nuovo, si aspettava, dopo la guerra, di avere una formidabile carriera e la riconoscenza del Reich vittorioso, poiché era l’angelo della morte, il dottor Josef Mengele.

 

L’autore.

Olivier Guez, scrittore e sceneggiatore francese molto noto, collabora assiduamente con Le Monde, Le Point e col New York Times. Nel 2016 ha ricevuto il premio per il cinema tedesco per la miglior sceneggiatura con il film The People Vs. Fritz Bauer. In Italia è stato pubblicato da Neri Pozza il suo romanzo La Scomparsa Di Josef Mengele (2018).