Morandi: la vita com’era prima. Le cose da salvare.

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Morandi: la Vita Com’era Prima – Le Cose da Salvare – di Ilaria Rossetti.

Le Cose da Salvare, di Ilaria Rossetti, è un libro dolente, sulla perdita e sull’amore, sulle tragedie che non solo stravolgono la vita, ma a volte cancellano intere esistenze, costringendoci a un’impietosa cernita, un’impossibile selezione tra ciò per cui è valsa la pena vivere e quei ricordi imbarazzati che invece, illusoriamente, riteniamo meritevoli di oblio… Ma è davvero un elenco possibile quello delle cose da salvare?

La tragedia come spartiacque tra il vissuto e un futuro forzatamente diverso.

La tragedia è quella del Ponte, il Morandi di Genova, mentre i fatti sono semplici e al tempo stesso inimmaginabili: il frastuono, la caduta rovinosa, la voragine… e la morte. Gabriele Maestrale sopravvive; al di là del balcone miracolosamente intatto del suo appartamento si erge il moncone di una struttura colossale sulla quale poco prima scorrevano vita e futuro, ed ora c’è solo assenza e un mai più, ad avvolgere la mente attonita dell’uomo. Sente le urla della gente che scappa, dal suo palazzo, dalla propria casa, una fuga spaventata che si trascina dietro una scelta istintiva, a volte insensata, di oggetti inestimabili e imprescindibili che rievocano vissuto e passato, oppure, più raramente, qualcosa che serve nell’immediato, per coprirsi, per comunicare, per mangiare. Gabriele ci prova, fruga tra i vestiti, si aggira silenzioso in cerca di foto, lauree incorniciate, mobili e muri che hanno accompagnato la sua esistenza, da quando era bambino fino al quasi settantenne separato e in pensione che vive da solo, con l’unica compagnia di quei locali e del loro contenuto, materiale e immateriale di memoria. Tutta la sua esistenza e il suo senso sono lì dentro, lui non ce la fa a decidere quali sono le cose da salvare, e allora si siede…

Petra ha perso la madre, metà del suo mondo dunque, le rimane suo padre che però non l’aiuta, sembra aiutare se stesso incontrando l’amore della sua giovinezza; lei non capisce, ma non sa che quell’amore non è tornato da suo padre per caso, forse il passato non è mai veramente tale, e il futuro non è sempre come ce lo immaginiamo. Petra scrive per La Voce, il giornale, e il suo prossimo, anonimo, piccolo e svogliato articolo, parlerà del sopravvissuto, di quell’uomo che dopo oltre un anno dalla tragedia del ponte Morandi è ancora lassù, nel suo appartamento scricchiolante, nell’unico edificio ancora in piedi. Accetterà di vederla? E che dialogo potrà instaurarsi tra chi ha appena perduto ma va avanti, e chi invece alla propria perdita si è uniformato, divenendone parte e rinunciando al futuro?

Davvero si possono scegliere le cose da salvare nel nostro vissuto?

Le Cose da Salvare sembra il nome di un quiz televisivo, e come tale ci pone un quesito a cui raramente sappiamo rispondere, a cui difficilmente può essere data una sola risposta: cosa veramente conta in quello che abbiamo vissuto, se la foto che ci ritrae con l’amore perduto e forse enfatizzato della nostra vita, oppure quel biglietto di laurea che il nostro professore e mentore ci ha scritto all’inizio di tutto, ispirando i nostri passi futuri? O ancora, il ricordo della nostra prima cena a lume di candela, sul balcone che ora agogna la resa, una gioia rievocata, con quella moglie che il tempo e la stanchezza ci hanno poi sottratto… Non solo dopo una tragedia come quella del Ponte Morandi, anche nel quotidiano la vita va avanti, le cose mutano e le persone cambiano e se ne vanno, ma davvero esiste qualcosa che si può cancellare dalla memoria? Davvero a qualcosa, anche di brutto e imbarazzante, può essere tolto il diritto di aver contato in quello che siamo stati e che siamo diventati, gli si può togliere la cortesia di essere conservato e riesumato in quei rari, ma preziosi momenti, in cui la sferzata del ricordo, come un monito, può abbatterci ma anche risollevarci e spronarci al dopo e al meglio?

Il passato non inteso come fine, bensì come parte di un continuum col presente e il futuro.

Traendo spunto dai drammatici fatti del Ponte Morandi, Le Cose da Salvare, storia intima e sofferta di Ilaria Rossetti, ha vinto il Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza 2019, meritandosi il plauso per la capacità di narrare come a pelo d’acqua, quasi un beccheggiare sulla superficie del quotidiano per poi immergersi, a tratti, fino al fondo di quella ferita che dalla nascita, nell’animo umano, mai si rimargina. Toccante e commovente è il raccontare la vita senile, l’accumularsi degli anni e dei ricordi, il mutare degli amori in affetto, e le passioni, seppur stanche nella carne, inesauste nell’evocazione della memoria. Dolcissima storia di fedeltà e generoso amore, la strada scelta, quasi naturalmente, dai due anziani di questa storia, fa da contraltare a quella di chi nel passato ci vede la fine e fatica dunque ad immaginare un futuro. Forse nell’esistere è più facile non scegliere le cose da salvare, perché tutte fanno parte di noi, da loro discendiamo.

Perché tu non vuoi uscire da questa casa?
Perché non c’è niente che mi interessi fuori di qui.
Ma tu puoi stare in un altro posto, migliore di questo.
Ne dubito. Queste mura non mi hanno mai abbandonato,
nemmeno quando è venuto giù quel maledetto ponte.
Jala gli ha lanciato un’occhiata scettica.
La casa è il punto da cui si parte, ha detto piano.

Luca

 

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paginerecensioni-Morandi-cose-da-salvare-copertinaLe cose da salvare
Ilaria Rossetti
Editore: Neri Pozza
Anno:2020
pag.202|brossura
€17,00
EAN:9788854520448

 

La storia.

Il Ponte Morandi è appena crollato. È venuto giú in un vortice di calce e blocchi di cemento. Affacciato alla finestra della cucina, il sessantaquattrenne Gabriele Maestrale osserva incredulo la voragine che si spalanca ai piedi del suo condominio, un edificio scheletrico con cinque balconi su cui incombe l’ombra spezzata del Ponte. Dal baratro si levano grida, deboli, incredule. Voci angosciate echeggiano nella tromba delle scale. Durante la loro corsa a precipizio, alcuni si fermano a picchiare alla sua porta: «Forza, raccolga quel che può e scenda, qui potrebbe venire giú tutto!». Gabriele, però, non riesce a muoversi, preda di un dilemma che non lo fa respirare: quali sono le cose da salvare? Gli oggetti utili, prima di tutto: il portafogli, i documenti, la giacca cerata, un paio di scarpe… Poi, forse, le fotografie, il cellulare, il libretto degli assegni, quel romanzo di Pavese appartenuto a Elisabetta, prima che se ne andasse… Che cosa salvare di una vita intera, quando tutto crolla, quando il mondo è ingombro di rovine prive di senso? Incapace di decidere che cosa portare con sé, Gabriele si lascia cadere sul divano; non si alzerà. Non si alzerà nemmeno all’arrivo dei vigili del fuoco, della polizia, di chiunque venga a intimargli di abbandonare la sua casa e mettersi al sicuro. Un anno dopo, la giornalista Petra Capoani viene incaricata dal direttore della Voce, una piccola testata di provincia, di scrivere la storia dell’uomo che dal crollo del Ponte Morandi vive asserragliato nella propria casa, circondato dalla desolazione e dalla solitudine. Da poco rientrata in Italia dopo diversi anni di lavoro a Londra, Petra accetta l’incarico senza entusiasmo, ma dovrà ricredersi quando Gabriele Maestrale le aprirà la porta della sua casa e, insieme, della sua esistenza. Tra quelle mura pericolanti, la giovane apprenderà, incontro dopo incontro, quanta vita è racchiusa in un appartamento e come la memoria di «tutta la tragica bellezza di ciò che è passato» – come scrive Cristina Campo nella frase che fa da esergo a queste pagine – sia piú importante dell’insensatezza della Storia.

L’autrice.

Ilaria Rossetti è nata nel 1987. Ha vinto il Premio Campiello Giovani 2007 con il racconto La Leggerezza del Rumore (Marsilio Editore). Con Giulio Perrone Editore ha pubblicato Tu Che Te Ne Andrai Ovunque (2009) e Happy Italy (2011). Con Le Cose da Salvare ha vinto la quarta edizione del Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza 2019.

 

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