Long Island: sogno o incubo?

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Long Island: Sogno o Incubo? – Orient – di Christopher Bollen.

Con Orient, il Newyorkese Christopher Bollen centra l’obiettivo raro di miscelare sapientemente i vari ingredienti che fanno di un romanzo un successo: definire il risultato di questa ricetta un ottimo thriller è a mio avviso limitante, perché Orient è un’opera letteraria a tutti gli effetti, con personaggi vivi e veri, con storie di vita che coinvolgono il lettore appassionandolo fino all’ultima delle numerose pagine (673). L’atmosfera incantata e melanconica di Long Island è l’ambientazione ideale per costruire un intreccio dalle mille sfaccettature, in cui la bellezza della natura va a braccetto con la sua aspra durezza, le due facce della stessa medaglia che nascondono gli stessi abitanti di Orient, limpida e oscura, come il noir che esplode potente in questa comunità chiusa e pettegola.

Il sogno di una famiglia.

La vita di Mills, vagabondo ex tossicomane e bambino abbandonato, cambia in modo insperato quando il facoltoso architetto Paul lo trova riverso nel corridoio di un palazzo di New York, decidendo di portarlo con sé a Orient, il piccolo paese situato sulla punta di Long Island; qui lo ospiterà nella sfarzosa quanto decrepita casa di famiglia. Mills troverà, nel malinconico Paul, più che un amico, quasi il padre che non ha mai avuto, e in cambio della sua ospitalità lo aiuterà a sgomberare l’immobile dal passato che grava pesante sul cuore del padrone di casa, dopo la morte dell’anziana madre.

Potevano andare avanti come due conoscenti senza rischiare nulla di più profondo, ma allora Mills sarebbe sempre rimasto un ospite in quella casa. Una famiglia non è fatta di ferro. Scavi un buco in una persona e lo riempi con te stesso.

Con penna agile e sicura, Bollen tratteggerà da qui in poi il ritratto di una comunità chiusa e un po’ snob, quello di abitanti dal passato burrascoso o alquanto oscuro, svelando presto interessi e paure legate alla proprietà e alla terra, beni preziosi da tutelare contro l’invasione dei nuovi ricchi provenienti da New York, eccentrici artisti indifferenti allo status quo e alle tradizioni. Quando strane morti, apparentemente accidentali, cominceranno ad intaccare le deboli certezze della comunità, Mills si troverà suo malgrado invischiato in un’indagine personale, con l’aiuto della sola Beth, ex artista e moglie di un artista ormai famoso, scontrandosi con la diffidenza che si riserva all’estraneo, al diverso, a colui che facilmente può addossarsi i peccati di tutti, ritrovandosi, in men che non si dica, unico capro espiatorio di un oscuro intrigo, la cui soluzione forse ruota intorno al veleno, vero o fasullo che sia, che infesta quella terra tanto preziosa e difesa da un comitato di cittadini influenti: tanto generosi, o soltanto avidi?

Paura e ostilità nei confronti dell’estraneo e del diverso.

La monotonia di una vita riservata, la mancanza di esperienze e una limitata cultura, spesso sono la causa di paura e diffidenza nei confronti di ciò che non si conosce e che appare diverso; le semplici nozioni non bastano ad avere un quadro credibile della realtà, se non messe poi alla prova con l’esperienza diretta; alla prova dei fatti lo stereotipo lascia spazio alla conoscenza e dunque alla realtà, come la futura suocera che apprezza il futuro genero, di diversa estrazione sociale, solo quando l’ha conosciuto, perché è gentile e affettuoso, perché è una brava persona, perché non appare più estraneo e minaccioso. Mills, a Long Island, si scontrerà contro questa realtà, e l’unica che non vedrà in lui gli stereotipi del tossico e del diverso sarà Beth, che a differenza degli altri avrà avuto la voglia di conoscerlo e apprezzarlo senza timore. Certo è innegabile che faccia parte dell’essere umano temere l’ignoto, e spesso anche la sensibilità e la cultura non possono tutto contro questo bene che è la paura, instillato nell’uomo per preservarlo e conservarlo dai pericoli; però sensibilità e cultura possono mitigare gli errori di valutazione, possono spingere a cercare risposte e a capire, non a escludere e sentenziare. La paura è un bene che va centellinato, se abusata come una bottiglia di quello buono si impossessa di noi e ci ubriaca portandoci fuori strada.

Avidità e tradimento a Long Island.

In Orient, l’ostilità per il diverso è solo uno dei vizi morbosi che emergono da questa piccola comunità isolata; avidità soprattutto, ma anche rivalità, tradimento, rappresentano il lato oscuro di persone normali che si sono create il loro piccolo spazio, la loro piccola vita, e smaniose di difendere il poco, o ambendo ad avere di più, si dimenticano di un’umanità che non dovrebbe prescindere dalla dignità. E allora si arriva all’omicidio, alla distruzione di ciò che mina il piccolo orticello, perdendo il senso per abbracciare il possesso.

Arte come ricerca e lenimento all’inquietudine di vivere.

Orient è un romanzo come detto completo, variegato, dalle molte anime; la vita dei personaggi emerge reale e potente, con le delusioni, i rimpianti, gli amori perduti e mai sopiti, il bisogno di una vicinanza che allontani la paura più grande della vita, la solitudine; e allora la storia è anche d’amore, tra Beth e il marito romeno Gavril, l’artista che ha conosciuto l’orrore ed ora cerca con la moglie la vita, un figlio. Il mondo dell’arte contemporanea si impone nelle pagine di questa storia, quasi un contorno romantico e fascinoso, ma anche tentatore e vacuo come le promesse di libertà e bellezza, in realtà incatenate alla prepotenza dell’apparenza e del denaro: dalle rovine della dittatura di Ceausescu allo sfarzo impersonale e vuoto delle gallerie di New York, la ricerca di un senso e della fama saranno messe a dura prova, e l’unica certezza, l’unica pace raggiungibile potrà forse concretizzarsi nella vicinanza e in una nuova vita…

Fatta eccezione per il finale a mio parere un po’ frettoloso, e qualche refuso di troppo dimenticato in fase di editing, Orient è uno di quei romanzi in cui si è grati di essersi imbattuti, perché la scrittura è davvero piacevole, ricca e scorrevole come un fiume in piena, l’ambientazione di una Long Island isolata dal mondo, circondata dal mare, è affascinante, e i personaggi non risultano macchiette ma umanità vere e pulsanti, tanto che le loro malinconie, e il loro desiderio di salvezza e pace diventa il nostro: la storia di Mills ci resterà nel cuore al di là della frenesia dell’azione che muterà a un certo punto Orient in un thriller appassionante; ci resterà dentro la mancanza di quell’affetto famigliare che non avrà mai conosciuto, ma anche il dolore per averlo finalmente sfiorato, forse solo per un attimo, illusoriamente, prima di ricominciare a correre, ancora una volta, da solo.

Luca

 

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paginerecensioni-Long Island-copertinaOrient
Christopher Bollen
Editore: Bollati Boringhieri
Anno: 2018
Pagine 673|brossura
€20,00
EAN:9788833929415

 

La trama.

Orient, sulla punta del North Fork di Long Island, affacciata sul braccio di mare che separa l’isola dal Connecticut. Meno famosa del South Fork, quella degli Hamptons, con relativi attori e scrittori famosi. In questo paradiso marittimo dei falchi di mare, dei pescatori e delle fioriture selvagge, abitato dalle stesse famiglie da molte generazioni, arriva un giorno da New York, Mills, un vagabondo, ex tossicodipendente, ex bambino abbandonato, passato da un affido all’altro. Ospite, in cambio di lavoro, di un residente che possiede una casa di famiglia da sgombrare e ristrutturare dopo la morte della madre, Mills viene accolto da subito con molta diffidenza nella comunità locale, tanto più che, dopo il suo arrivo, uno per volta, si cominciano a rinvenire numerosi corpi senza vita. Episodi di violenza mai visti prima nella tranquilla cittadina. Mills, con l’aiuto di Beth, ex artista e moglie in crisi di artista famoso, tornata a Orient dopo anni trascorsi a New York, decide di indagare su una pista parallela a quella della polizia, in una corsa contro il tempo prima che la piccola cittadina finisca per distruggerlo. Christopher Bollen costruisce una storia che, pagina dopo pagina, cattura il lettore e non lo lascia andare, descrivendo con estrema accuratezza paesaggio, personaggi e contesto, e dando spazio ai temi rilevanti della società americana oggi: ricchezza, arte, omosessualità, matrimonio, divorzio, tutela ambientale, avidità. E giocando sulle numerose implicazioni della parola Orient: l’est americano, l’esotico, ma anche l’orientamento nello spazio e nel tempo, l’orientamento sessuale, il disorientamento delle percezioni mentali. Soffuso di tensione, Orient è insieme uno straordinario thriller letterario e un ritratto provocatorio del lato oscuro del sogno americano: una comunità idilliaca dove nessuno è al sicuro.

 

L’autore.

Christopher Bollen è collaboratore della rivista Interview. Autore di Lightning People (2012) e The Destroyers (2017), i suoi testi sono apparsi su GQ, The New York Times, Believer e Artforum. Bollati Boringhieri pubblica in Italia il thriller Orient nel 2018.