Dimenticare nell’Idaho.

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Dimenticare nell’Idaho – Idaho – di Emily Ruskovich

Emily Ruskovich, con Idaho, mi ha riportato indietro nel tempo, un ritorno piacevole di cui sono grato, un rinnovare un’emozione rara che la lettura di un libro potente, struggente e indimenticabile come Il Principe Delle Maree, mi aveva regalato. Sì, perché sono pochi i libri che ti coinvolgono nei tormenti e nelle gioie dell’anima, e ancora meno quelli che ti lasciano dentro un marchio a fuoco che anche a distanza di anni non si cancella, e un fatto, un ricordo, una parola o anche uno stato d’animo, torneranno a farlo bruciare, e a commuoverti… Idaho è così, un romanzo doloroso e impietoso, che come la natura in cui è ambientato non concede sconti, ma è anche sulla strada impervia che si scopre il valore profondo dei legami affettivi e la loro dannata fragilità.

Amare senza conoscersi: è possibile?

Ann ha sposato ormai da otto anni Wade e vive con lui sulle fredde e innevate montagne dell’Idaho del Nord. Lei non ha mai smesso di chiedersi cosa accadde davvero alla vita precedente del marito, quale tragedia gli tolse le figlie e Jenny, la sua prima moglie; lui non ama parlarne, tale è il dolore che forse chiede di essere relegato in un passato da scordare, una possibilità che sembra adesso profilarsi per Wade, sì, perché una malattia degenerativa gli sta strappando lentamente i ricordi, rendendolo a volte violento, altre mite e sereno come lei non l’ha mai visto… Ma lei può accettare di perderlo senza averlo mai veramente conosciuto? Quanto di lui potrà dirsi di aver amato, se non potrà conoscere davvero chi era e cosa ha perduto?

Quando ami qualcuno che è morto, e la sua morte scompare perché non riesci a ricordarla, ciò che ti resta è semplicemente il dolore di qualcosa di non corrisposto. Ann sa che nei suoi momenti di maggiore immobilità lui cerca la fonte del dolore. La cerca in Ann. La cerca nella montagna. Da qualche parte, l’amore non è corrisposto, e gli fa male come una delusione amorosa.

L’impossibilità di scordare la gioia vissuta e perduta, ma anche il dolore patito; la malattia della memoria, la dimenticanza come unica possibilità d’oblio.

La Ruskovich dipinge con pennellate vivide e a volte dolorosamente insostenibili la perdita cognitiva di Wade, un lento sfaldarsi della memoria che la moglie vive all’inizio con tragica aspettativa, e poi con affettuoso ma rassegnato tormento; l’amore che la lega a quest’uomo gentile la porta a desiderare di conoscere pienamente il dramma che ha distrutto la sua vita precedente, conoscere cioè l’uomo che è diventato anche grazie a quel dramma, perché il vissuto è parte di noi e ci plasma. La sua ricerca non sarà dunque morbosa, ma un gesto coraggioso per sentirsi affine al compagno che sta perdendo, un gesto anche generoso nel tentativo di non coinvolgerlo nel ricordo, consentendogli di ritrovare la pace nella dimenticanza che la malattia gli impone, un lenimento alla perdita subita, l’oblio della gioia perduta ma anche del dolore patito. Chi ha avuto esperienze di vita legate alle malattie degenerative, in particolare quelle relative ai processi cognitivi, sa bene che assistere allo sfaldarsi dell’identità della persona amata è una tragedia la cui sofferenza è indescrivibile, ma in questo mare di dolore, col tempo, con la vicinanza e l’accudimento del proprio caro, con l’accettazione dell’inevitabile, si riesce a trarre una consolazione dolce nell’assistere nel malato alla dimenticanza di brutture e rimpianti ormai passati e allo sfaldarsi di quelle sovrastrutture che ostacolavano  un’affettività spontanea e senza limiti; un lenimento alla tragedia dunque, una piccola dolcezza che accende un’ancora più piccola speranza che tanto impietoso decadimento non sia necessariamente il segno di una casualità insensata del vivere.

La Persona Amata. Ha letto queste parole parecchie volte in quei libri, anche in testi molto scientifici che non cercano di dare conforto ma di informare. Ann è sempre commossa da questa tenera ambiguità. La persona amata, il centro senza volto, senza sesso, indifeso del suo cuore: una persona amata è la persona che si perderà.

Natura selvaggia e impietosa, scenario perfetto di una vita che non fa sconti e non concede seconde chance.

Il gelido paesaggio dell’Idaho del nord, con le sue montagne inaccessibili scavate dall’acqua, le sue foreste d’abeti e quella montagna di neve che isola dal mondo e porta a temere per la propria vita, è lo scenario perfetto in cui si svolge questa storia d’amore e tragedia, di rimpianto e malattia, una natura che si fa temere, ricordando a chi la abita che ogni gesto o accadimento potrebbe essere l’ultimo, potrebbe non concedere repliche o riavvolgimenti di nastro; lo scoprirà Jenny, che da quel maledetto gesto non potrà tornare indietro, a quella vita non avrà più accesso, ma soprattutto, nessuna malattia o dimenticanza le concederà un lenimento al dolore della memoria, e al perpetuo, amarissimo rimpianto.

Idaho di Emily Ruskovich è un libro duro ma bellissimo, commovente e struggente come non me ne capitavano da molto tempo, una storia d’amore e tremenda tragedia, ricca di pietà, sapientemente sostenuta da una scrittura vivida che penetra nell’animo lasciandoci la grazia della compassione e la consapevolezza della rarità preziosa dell’amore. Un romanzo bellissimo che rimane, forse per sempre, come la commozione incastrata dentro, nel cuore, nel groppo in gola che non se ne va nemmeno dopo l’ultima pagina.

Luca

 

foto di Luca

 

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paginerecensioni-dimenticare-Idaho-copertinaIdaho
Emily Ruskovich
Editore:Mondadori
Anno:2018|pag.334
€19,00
EAN9788804683995

 

 

La trama.

Ann e Wade sono sposati da otto anni. Ann ha imparato a stare accanto a quell’uomo gentile ma inaccessibile come il paesaggio freddo dell’Idaho del Nord dove vivono, uno spazio aperto fatto di grandi montagne scavate dall’acqua che scende dai ghiacciai, foreste d’abeti bianchi e pomeriggi freddi. Wade ha smesso di parlare a Ann del suo passato, della scomparsa delle sue figlie, quando ha visto che lei ci si aggrappava, e ha sperato che semplicemente se ne scordasse. Ma Ann non se ne è scordata, e ora che la malattia sta erodendo la memoria di Wade e gli fa commettere gesti strani e brutali, Ann ha deciso che è la sua ultima occasione per cercare di capire cos’è successo nella vita di suo marito prima di lei, cos’è successo a Jenny, sua ex moglie, e alle loro figlie, May e June. Cos’è accaduto in quel terribile pomeriggio di cui nessuno vuole parlare? Dov’è adesso June? Tassello dopo tassello, Emily Ruskovich ricostruisce un mondo pieno di segreti, indissolubilmente legato alla durezza del paesaggio, ai misteri dei boschi e dei laghi, a una natura indomabile. La compassione e l’amore che attraversano queste pagine sono gli stessi che tengono insieme Ann e Wade. E permettono alle loro vite di non perdersi in quei giorni di fine inverno quando ancora il buio scende presto sulle montagne e il filo fragile che unisce due vite rischia di spezzarsi.

 

L’autrice.

Emily Ruskovich è nata e cresciuta tra le montagne dell’Idaho del Nord. I suoi primi racconti sono apparsi in diverse riviste, e nel 2015 il racconto Idaho ha vinto numerosi premi e riconoscimenti, per poi diventare il primo spunto per l’omonimo romanzo, pubblicato da Mondadori nel 2018. Attualmente insegna Scrittura creativa all’Università di Boise.