Tutti fratelli davanti al dolore; la terra che calpestiamo

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Tutti Fratelli Davanti al Dolore – La Terra che Calpestiamo – di Jesus Carrasco.

Vincitore del prestigioso Premio Letterario dell’Unione Europea, La Terra Che Calpestiamo, di Jesus Carrasco, è un’opera apparentemente semplice ma in realtà sottilmente complessa, scritta con una prosa essenziale e affilata ma poetica, che mescola alla narrazione la poesia del non detto, della ricerca interiore e del senso dell’esistere, che si raggiunge solamente con la condivisione e la comprensione di ciò che è uguale e tangibile per tutti, accomunandoli: la natura e la terra, ma anche il dolore, sotto il peso del quale ogni uomo è uguale all’altro.

Vite costruite sulle macerie di altre vite.

Carrasco immagina, agli inizi del Novecento, un mondo soggiogato da un popolo ostile e prepotente, che con la forza delle armi ha annesso al suo impero senza nome ogni paese libero; anche la Spagna è caduta e un piccolo villaggio dell’Estremadura diventa l’idilliaco premio di quei soldati che si sono distinti in battaglia. Eva Holman è una di quei beneficiari, la moglie di uno di quegli eroi, un colonnello che non ha esitato a piegare, spezzare e uccidere, portando sul campo di battaglia quella crudele efferatezza che non ha mai lesinato nemmeno nei confronti della sua compagna; Eva da sempre ha subìto e accettato le prevaricazioni e le perdite, la più dolorosa quella del figlio, morto nella conquista che lei ha sempre considerato giusta, senza farsi domande. Il mondo di Eva è sempre stato chiaro, logico e tollerabile, anche adesso che la senilità del marito crudele impone le sue cure da badante più che da moglie… Fino al giorno in cui arriva il vecchio: è lacero e sfinito, la sua mente è persa, nel passato forse, o nell’orrore di ciò che ha vissuto e di ciò che ha perduto; si abbandona sotto un fico, nell’orto, come se fosse tornato a casa, come se il suo viaggio da quella terra fosse partito e lì fosse terminato. Eva passa rapidamente dall’indignazione al sospetto, poi alla curiosità, finché la sua esistenza ordinata si sfalda come sabbia al vento, nella consapevolezza che la storia che quel vecchio racconta con il silenzio, con lo sguardo spento a volte, inquieto altre, con le parole biascicate rivolte al vento e ai ricordi, è una storia di ingiustizia e grande sofferenza, una verità di prevaricazione le cui responsabilità ricadono anche su di lei, su tutti quelli che non hanno fatto nulla di male, ma hanno voltato la testa o non hanno compreso che la loro vita è stata fondata su quella usurpata a qualcun altro, sull’altrui dolore.

Tutti fratelli davanti al dolore.

La Terra Che Calpestiamo racconta l’orrore che si fa abitudine, parla della prepotenza che schiaccia e brutalizza, e nella quotidianità della sua pratica l’ingiustizia si fa normalità, cessando di essere visibile e di indignare. La Shoah, gli orrori di Sarajevo, ogni guerra o pulizia etnica, fino al bullismo perpetrato in una scuola ai danni del più debole, la storia dell’uomo è gravata dalla terribile colpa dell’ignoranza di chi non sa, o volta la testa dall’altra parte, come se il non perpetrare materialmente la violenza e l’ingiustizia ci rendesse meno colpevoli davanti al mondo e ai nostri simili, meno rei con noi stessi, che agli altri, a tutti gli altri uomini, siamo legati dalla stessa origine, la terra e la natura, e dalla stessa tensione a una vita serena, ricca di giustizia, amore e felicità. Ma soprattutto, quello che l’essere umano egoisticamente dimentica, è che il dolore che prova il prossimo è, e deve essere, anche il nostro, perché i neuroni specchio ci donano l’empatia e la capacità di provare quello che prova un nostro fratello; il dolore, dunque, è ciò che ci accomuna tutti, e nell’infliggerlo o ignorarlo, violentiamo noi stessi.

Per non parlare della patria. Pura morfina per tenerci separati dagli altri, uomini tanto quanto noi, la cui sottomissione adesso mi dilania. Mi lascio cadere quando capisco che solo il dolore ci rende tutti fratelli. Il peso della mia coscienza, la mia umanità, mi invita a contorcermi accanto a loro sull’erba fresca. L’ho visto svestirsi a ogni gesto, spogliarsi di quanto lo tratteneva fino a dissolversi, mescolato alla terra, alla sua terra. E io accanto a lui, un giorno dopo l’altro, convinta in principio di essere ostaggio del suo silenzio. Sono colpevole di essermi lasciata imbrogliare per costruire la mia vita sul fango. Eppure, anche se non potrò mai fare ciò che ha fatto lui, tornare all’unica vera origine, scelgo questo luogo come mio luogo e rivendico il diritto alla polvere, ai vermi e alla putrescenza.

La crisi interiore come coraggiosa ricerca e assunzione di responsabilità.

La Terra Che Calpestiamo è dunque la storia di una crisi, quella di una donna come tante, una persona come noi, che si mette in discussione una volta costretta a vedere l’ingiustizia del dolore altrui; mettersi in discussione e accettare una crisi intima e personale, è l’atto più coraggioso e anche umano che si possa fare, perché ogni crisi presuppone una ricerca, un vedere nuovo che la paura o la codardia ha sempre negato, presuppone il coraggio di sobbarcarsi colpe e responsabilità di cui l’ignoranza del nostro sguardo velato ci negava il peso. E’ dura accettare la colpa, star male per gli altri, ma non siamo isole ed esistere, accettare la vita nella sua interezza, significa condividere, anche la sofferenza altrui, perché è nel dolore che si impara il senso di ciò che conta, e si scopre il vero valore della gioia e della bellezza. La Terra Che Calpestiamo è una storia profondamente dolorosa, intima e universale al tempo stesso, perché va a sondare l’essenza della vita, e ciò di cui è costituita: la bellezza aspra e dolorosa della natura e della terra che calpestiamo, e quella pure aspra e dolorosa di ciò che dentro proviamo, amore e sofferenza, colpa e dignità; e qualche volta, a Dio piacendo, redenzione.

Luca

 

 

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paginerecensioni-fratelli- davanti-dolore-copertinaLa terra che calpestiamo
Jesus Carrasco
Editore: Ponte alle Grazie
Anno 2018
Pagine 233|Brossura
€16,00
EAN 9788868337919

 

 

La trama.

All’inizio del Novecento, in un’immaginaria Europa dominata dall’impero più brutale che si sia mai visto, di cui non si conosce il nome né l’origine, anche la Spagna viene annessa , e dopo la conquista, ai militari che hanno guidato l’occupazione viene dato come premio il permesso di trasferirsi in un piccolo villaggio in Estremadura. Eva Holman, moglie di un colonnello in pensione, vive con il marito in uno dei terreni espropriati, finché un giorno si presenta un vecchio sporco e sfinito, che senza dire una parola si stabilisce nell’orto, sotto un fico, e sembra deciso a restarci per sempre, come se quel luogo gli appartenesse. Con la sua presenza insistente, e con la storia terribile che emerge dalle sue poche parole, l’uomo cambia con violenza la visione del mondo di Eva. Una scrittura nitida ed essenziale come una poesia, un racconto aspro che non ha paura di frequentare i luoghi oscuri dell’umanità.

 

L’autore.

Jesus Carrasco è nato a Badajoz nel 1972 in Estremadura e risiede a Siviglia. Dal 1996 lavora come copywriter pubblicitario, attività che concilia con la scrittura. Intemperie (Salani 2013) il suo primo romanzo, è stato venduto in quattordici Paesi e ha vinto numerosi premi. Con La Terra Che Calpestiamo (Ponte alle Grazie 2018) Carrasco si è aggiudicato il prestigioso Premio letterario dell’Unione Europea 2016.