Amore assoluto, amore malato e incesto.

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Amore assoluto, amore malato e incesto – Mio Assoluto Amore – di Gabriel Tallent.

Con Mio Assoluto Amore, Gabriel Tallent firma un esordio straordinario che il Wall Street Journal definisce “impressionante, di una bellezza struggente”, un romanzo che il Washington Post si dice convinto che “i lettori adoreranno, perché il talento di questo scrittore è prodigioso”. Spiegare perché il grande Stephen King definisce questo libro “un capolavoro”, è più facile di quanto si possa immaginare, basta infatti osservare il coraggio con cui l’autore affronta temi ostici e sgradevoli, quali l’incesto e la violenza famigliare, letteralmente di petto, senza paura di urtare la sensibilità o offendere i falsi perbenismi; la verità non offende infatti, la verità è sempre un tonico per le anime oneste e Tallent ce la serve su un piatto di cruda quotidianità, scevra di enfasi ed esagerata emotività, dipingendo bensì il vivere, giorno dopo giorno, di un padre e di una figlia legati da un affetto fisico ed emotivo al di là di ogni modello sociale o morale conosciuto, dunque morboso e deleterio, necessariamente prevaricante quando gli attori in campo hanno maturità e ruoli così diversi, il padre quello di proteggere e donare, la figlia quello di apprendere nella luce sicura della protezione paterna…

Affetto sincero o bisogno malato? Quando l’amore paterno si muta in incesto.

La prosa ricca e brutale, capace di cristallizzare immagini indimenticabili nella mente del lettore, fluisce costante nella quotidianità, liberando chi legge da meditazioni astratte, sgravandolo dal peso di un impatto morale che sarebbe eccessivo e stordente propinato in un’unica dose: Tallent ci arriva per gradi, utilizzando strade mai intraprese prima, senza dare giudizi immediati lascia che le parole sulla carta raccontino quanto poco ci sia di scontato nella vita emotiva delle persone, dispiegando un racconto d’amore autentico, un legame totalizzante che dunque coinvolge anima e corpo, lasciando smarriti, più che interdetti, nel constatare la complicità della figlia, parte attiva e apparentemente non vessata, in un legame di reciproca dipendenza che arriva all’incesto; ci arriva per gradi, dicevamo, lasciando parlare i giorni, le azioni, e solo così, spontaneamente, con la gelosia morbosa del genitore, con le prime botte subite, con lo scoprire la vicinanza di chi è capace di un affetto sincero e disinteressato, chi si riteneva parte colpevole e complice comincia ad intuire che la complicità presuppone una maturità sufficiente per comprendere le proprie azioni. Certo è l’istinto di sopravvivenza che poi riscuote, o il bisogno di difendere il più debole quando non ci si vuole abbastanza bene, così si trova la forza per spezzare un legame che si è sempre frainteso, e nel coraggio della ribellione forse si riesce anche a intravedere la verità, a guardare con occhi nuovi chi si credeva generoso e amabile, colui che fingeva o credeva di amarci, e invece di noi aveva solo un bisogno egoistico e prevaricatore.

Resta seduta a guardare la spiaggia e pensa: voglio sopravvivere a tutto questo. E’ sorpresa dalla profondità e dalla chiarezza del suo desiderio. La gola si stringe e lei si toglie l’arma di bocca, fili di saliva appiccicati alla canna, li pulisce con la mano. Si alza in piedi e resta a guardare le onde, sopraffatta dalla bellezza. La sua mente è totalmente esposta e ricettiva. Sperimenta una gratitudine lacerante, sconfinata, una meraviglia per il mondo priva di meditazioni.

Si chiama Julia ma Martin la chiama Turtle, dunque lei si chiama così, di fatto; a lei sta bene, perché lui sa tante cose, lui legge tanto e le insegna a sparare, a scuoiare i conigli, a stappare le bottiglie di birra sul bordo del bancone della cucina, e se va male a scuola, perché è distratta da strani pensieri, perché è convinta di non valere niente, Martin non la sgrida più di tanto, per lui quello che conta è la foresta ai bordi della quale vivono, quello che conta è l’acqua che è sempre più inquinata, quello che conta è che il mondo sta andando a rotoli e la gente non lo capisce: lei invece non ha bisogno di capire perché c’è lui con lei, e come lui le dice sempre, quando la sera la porta di sopra, in camera sua, ci sono solo loro al mondo perché lui è suo padre, e lei è il suo assoluto amore.

Natura selvaggia, palcoscenico perfetto per una storia viscerale, carne e anima.

Con una prosa coinvolgente, che incanta con immagini folgoranti, Tallent dipinge una natura magica e selvaggia, brutale, come se volesse andare al cuore della vita, all’essenza della materia, ci prepara un palcoscenico sul quale è più facile comprendere la visceralità di un legame fatto di solitudine e bisogno emotivo, fatto di carne e, aimè, col procedere della storia, sangue… Mio Assoluto Amore è un libro che mi ha colpito e affascinato, mi ha scosso ma anche appagato come pochi altri; la sua forza è dunque nell’essenza, del vivere, delle cose, della natura, dei legami affettivi ed emotivi, ma anche nel ritmo che quando la stasi si lacera diventa frenetico come quello dei thriller più riusciti.

La riscossa che passa dal non sentirsi vittime.

E poi c’è lei, Turtle, questa ragazzina incredibile, questa colpevole indefessa, questo maschiaccio che invece di studiare gira con la pistola e spara come nessuno ha mai fatto prima; c’è lei, vittima di incesto ma incapace di vittimismo che ormai sul bordo dell’abisso ci stupirà ed entusiasmerà, rimanendo a lungo, nell’immaginario dei lettori, come l’eroina di tutti gli oppressi che mai e poi mai accetteranno di sentirsi vittime.

Luca

 

 

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paginerecensioni-amore-assoluto-incestoMio assoluto amore
Gabriel Tallent
Editore:Rizzoli
Anno:2018|pagine 413
€17,00
EAN:9788817099523

 

 

 

La trama.

Mio Assoluto Amore racconta l’adorazione di un padre per la figlia, un sentimento da lei ricambiato in maniera cupa e alternante. Pressoché isolati in una vecchia casa di legno, in una parte selvaggia della California, il padre violento e sboccato, maniaco delle armi, e sua figlia quattordicenne, Turtle, incapace di parlare alle sue compagne di classe, muta per troppo amore filiale, sopraffatta dal dolore e dalla passione per un uomo che non le ha mai comprato un vestito, che le ha insegnato soltanto a cacciare, uccidere gli animali, scuoiarli, curarsi da sola e che, per anni, le ha sussurrato all’orecchio di un mondo là fuori sfinito, chiuso nella morsa di un consumismo impazzito, un mondo che loro devono rifiutare, sradicare dalle loro menti, odiare insieme. È un libro concepito in due grandi parti, discesa all’inferno e risalita di una ragazza prima prigioniera della psiche e del suo amore ossessivo per il padre, poi fuggitiva nella natura e nel corpo, in una storia incalzante, vorticosa, selvaggia e intima.

 

L’autore.

Gabriel Tallent, nato in New Mexico, è cresciuto sulla costa di Mendocino, nella California settentrionale. Nel 2010 si è laureato alla Willamette University e nei due anni successivi ha lavorato come guida nelle aree interne del Pacifico Nord occidentale, accompagnando gruppi di escursionisti nei luoghi della sua infanzia. Vive a Salt Lake City. Mio Assoluto Amore (Rizzoli 2018), suo romanzo d’esordio, è in corso di traduzione in ventisette paesi.